O GUARDO, ASCOLTO, ANALIZZO
Fermo l'immagine, penso e realizzo.
Sto osservando,
le immagini scorrono,
La parola sarà zugzwang.
Tu guardi, sei cieco.
Io ti vedo, tu no, io ti sento, tu no.
Io giro a 360°, e analizzo.
So quello che ignori,
il tempo registra,
un sussurro nell'eco che il vuoto ravviva.
Sussurra "guarda", inizia ad osservare,
gli specchi riflettono, nulla puoi celare.
Mi muovo invisibile, un giro completo,
tu non mi vedi, cieco, costretto.
Inghiotto la luce, inglobo la vita,
sia maledetto chi sfugge e mi sfida.
Il tempo, lo sai, in eterno scorre,
eppure lo tengo, lo piego, non corre.
Mi appartiene ogni attimo, ogni respiro,
nel buio ti osservo, ogni giro è un tiro.
Sono il padrone di ciò che non sai,
domino il tempo, e tu non vedrai.
Ti aspetto nel buio, la luce è ormai mia,
la danza del tempo, la mia fantasia.
La poesia è un'opera originale dell'artista Matjaš Dellamorte ex Matjaž Borovničar.
Analisi della Poesia
La poesia "Io guardo, ascolto, analizzo" esplora la consapevolezza e il dominio del tempo e della realtà. Il poeta si presenta come un osservatore onnisciente, che è capace di vedere e comprendere ciò che sfugge agli altri. La parola "zugzwang" (un termine degli scacchi che indica una situazione in cui ogni mossa è svantaggiosa) viene utilizzata per suggerire un'inevitabilità, una trappola in cui l'autore è padrone del tempo mentre gli altri sono ciechi e costretti nella loro ignoranza. L'immagine del movimento invisibile e del dominio sul tempo riflette una lotta contro il flusso naturale delle cose, dove l'autore si presenta come una figura superiore, in grado di "piegare" il tempo e di osservarlo da una posizione privilegiata. Il buio e la luce sono metafore di conoscenza e ignoranza, e l'autore si pone come il custode della verità nascosta, in grado di "dominarla".
Descrizione della Poesia
La poesia esprime un senso di potere e di controllo sull'inevitabilità del flusso del tempo. L'autore si posiziona come colui che osserva dall'esterno, con una visione superiore e una comprensione che gli altri non hanno. La ripetizione di "guarda" e "osserva" enfatizza l'idea di un controllo sugli altri, mentre l'immagine di "inghiottire la luce" suggerisce un'oscurità che va oltre la comprensione comune. Il tempo non è più qualcosa che scorre inesorabilmente, ma un'entità che può essere "piegata" e manipolata. La metafora del "padrone" riflette una posizione di dominio assoluto sulla realtà, una posizione che l'autore reclama, in contrasto con l'ignoranza di chi non è in grado di vedere ciò che accade al di fuori della loro percezione limitata.
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La poesia è un'opera originale dell'artista Matjaš Dellamorte ex Matjaž Borovničar.
IO GUARDO IL TEMPO PASSARE
Ancora e ancora,
gira e rigira,
corri e rincorri,
dove il tempo cessa di esistere,
perché è finito.
Il tempo passa e io guardo,
con lontananza,
creando l'ideale psicofisica distanza.
Ancora e ancora,
gira e rigira,
corri e rincorri,
nell'infinito,
dove il tempo pare essere sparito.
Il tempo passa, corre,
tu lo rincorri,
ma mai lo raggiungerai,
perché la fine accoglierai.
Corri, rincorri,
la vita se ne sta andando,
l'energia vitale il corpo sta abbandonando.
Io vedo, guardo, domino il tempo
della vita,
baciando la morte,
amore di una vita.
Osservo in silenzio,
meditando e aspettando,
dico ZUGZWANG,
è finita questa partita,
che dura il tempo di una vita.
È arrivato il tempo perfetto,
per dire "è finita",
hai perso la partita di una vita.
Ancora e ancora,
il tempo corre,
la morte danza,
ripetendosi in oltranza.
Lei abbraccia,
il silenzio cade,
la luce sparisce,
con ciò la vita si inibisce.
Ancora e ancora,
gira e rigira,
corri e rincorri,
nell'infinito
dove il tempo non è mai esistito.
È arrivato il tempo ideale,
perfetto per abbracciare la morte come concetto perfetto.
Ancora e ancora,
gira e rigira,
corri e rincorri,
nel tempo felice all'infinito,
dove il tempo è impazzito.
La poesia è un'opera originale dell'artista Matjaš Dellamorte ex Matjaž Borovničar.
Analisi della Poesia
"IO GUARDO IL TEMPO PASSARE
" esplora il rapporto tra il tempo, la vita e la morte, rappresentati come entità in movimento incessante. Il poeta osserva il flusso inarrestabile del tempo e lo accetta come qualcosa di inevitabile, senza mai cercare di fermarlo o di sfuggirgli. L'uso di ripetizioni come "Ancora e ancora" e "gira e rigira" sottolinea l'ineluttabilità e la ciclicità del destino, dove la fine è sempre vicina. La morte viene presentata come una compagna inevitabile, un'ombra che danza nel silenzio del tempo che scorre. Il poeta si pone come osservatore, in una posizione quasi di distacco, come se fosse fuori dal tempo, pronto a "abbracciare la morte" come concetto inevitabile e perfetto. Il termine "ZUGZWANG" (gioco di scacchi in cui qualsiasi mossa porta a una sconfitta) suggella il concetto di impotenza di fronte al destino finale.
Descrizione della Poesia
La poesia riflette sulla condizione umana, sull'impossibilità di sfuggire alla fine e sulla consapevolezza che, nonostante il nostro impegno, il tempo e la morte sono forze più grandi di noi. Il poeta, pur consapevole della sua mortalità, osserva con serenità il trascorrere del tempo, come se non fosse più soggetto a esso. L'elemento della ripetizione crea un effetto di intensificazione, come se il poeta stesse vivendo lo stesso momento, continuamente, cercando di comprendere la ciclicità del tutto. La morte non è una fine negativa, ma un "concetto perfetto", un passaggio inevitabile che chiude il ciclo della vita.
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La poesia è un'opera originale dell'artista Matjaš Dellamorte ex Matjaž Borovničar..
PRENDENDO IL CAFFÈ CON LA MORTE
Cara amica mia,
sei la morte,
signora mia.
parlando fra te e me.
Cosa capiterà ai dannati?
Fra un sorso e un sorriso,
una dolce premonizione,
che si manifesterà in futuro,
con devastazione.
Ascolterò,
ogni tua parola,
cara consigliera,
madre creatrice,
sono risorto dalle tue ceneri,
come la rara fenice.
Sarò la tua rappresentazione,
al mondo declamerò,
il mantra in evoluzione.
Cara morte,
amica mia,
sei la mia consolatrice,
dolce melodia.
Fedele compagna,
dimmi cosa devo evocare,
per dare vita al rituale.
Grazie,
ho capito,
pronto a cantare,
così si eseguirà e manifesterà il rituale.
Elementi io vi invoco,
terra,
aria,
acqua,
fuoco.
Entrate in me,
fondetevi con me.
Non è un gioco,
io vi acclamo e invoco.
Così l’energia si fonderà,
e vita agli eventi darà.
La poesia è un'opera originale dell'artista Matjaš Dellamorte ex Matjaž Borovničar.
Analisi della Poesia
"Prendendo il caffè con la morte" è una poesia che esplora il dialogo intimo e rituale con la morte, rappresentata come una figura familiare e accogliente. Il caffè diventa simbolo di un incontro tranquillo ma carico di significato profondo, in cui il poeta si confronta con la morte come una sorta di guida o consigliera. La morte non è vista come una fine, ma come una potenza creativa che riporta alla vita, come nel mito della fenice che risorge dalle proprie ceneri. La poesia è un invito all'introspezione e alla connessione con le forze naturali e universali, come simbolo di trasformazione e rinnovamento. Il poeta, attraverso il suo incontro con la morte, cerca di evocare e fondere gli elementi fondamentali della vita per dare vita a un nuovo ciclo, suggerendo che la morte e la vita sono inestricabilmente legate.
Descrizione della Poesia
La poesia si caratterizza per la sua atmosfera solenne e rituale, dove il poeta si rivolge alla morte come una figura amica e guida, capace di portarlo alla comprensione profonda dell’esistenza. Il caffè diventa il mezzo attraverso cui il poeta cerca di accettare e comprendere la morte, un atto simbolico che trasforma la morte da un’entità temuta a una presenza pacifica e necessaria. Gli elementi naturali (terra, aria, acqua, fuoco) vengono invocati come strumenti di potere per compiere il rituale, in un atto di fusione tra l'umano e il cosmico. La poesia riflette sulla trasformazione interiore e sulla connessione profonda con il ciclo naturale della vita e della morte.
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La poesia è un'opera originale dell'artista Matjaš Dellamorte ex Matjaž Borovničar.
MERDATA
Non me ne frega niente, lo sai,
se prima o poi sarai sommerso dai propri guai,
il karma verrà, la tua fine disegnerà.
e riderò di ciò che sarà.
Non me ne frega, lo sai,
sei solo un ipocrita, bugiardo, e guai.
La verità esposta verrà,
a me non importerà nulla.
Griderò al mondo il mio disprezzo,
con frasi, canzoni, testi senza prezzo.
Racconterò le vite di merda.
Non me ne frega del tempo che va,
la tua vita scorre, ma la mia vivrà.
Il tempo ti bacerà con la morte,
io riderò mentre cadi dalle tue distorte storie.
A me non me ne frega, lo sai,
sei tu con i tuoi guai.
Vivrai nel declino, nell'oblio delle bugie,
mentre io vivo, libero, senza vie.
Non me ne frega, lo sai,
la tua vita è tua, i tuoi guai, la tua merda.
La poesia è un'opera originale dell'artista Matjaš Dellamorte ex Matjaž Borovničar.
Analisi della poesia"MERDATA" è una poesia intensa e di forte impatto emotivo, che esprime un rifiuto totale verso una persona o un gruppo di persone percepite come ipocrite e dannose. Il poeta si distacca dalla negatività altrui, minacciando la fine di chi ha vissuto nell'inganno e nel disprezzo. Il tema del karma e della morte come punizione universale emerge in tutta la poesia, suggerendo che ogni azione avrà il suo giusto prezzo. Il linguaggio è crudo e diretto, utilizzando espressioni forti come "vite di merda" e "la tua merda", per enfatizzare il disprezzo e il distacco dal soggetto. La poesia diventa un atto di liberazione personale, in cui il poeta si solleva dalla negatività e vive la propria vita senza compromessi.
Descrizione della poesia
La poesia è un grido di rivolta contro coloro che vivono in modo ipocrita e dannoso. L'autore non si lascia toccare dalle sofferenze altrui, ma anzi trova una sorta di piacere nel vedere la caduta e la punizione dei "colpevoli". La ripetizione di "Non me ne frega" esprime un rifiuto netto, un disinteresse per la sofferenza altrui e una decisione di vivere la propria vita con libertà e senza compromessi. La morte e il karma diventano simboli di giustizia, mentre il poeta afferma la sua superiorità morale, rifiutando ogni legame con le "bugie" e i "guai" degli altri.
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